RIO 2016 – XXXI OLYMPIC GAMES

Lo sport, come la musica, ha il potere di unire e abbattere tutte barriere create inutilmente e stupidamente dall’uomo, barriere razziali, di religione, di sesso, culturali e generazionali. Ed è quello che ogni 4 anni accade in occasione di una Olimpiade, ed è quello che è accaduto ieri notte durante la cerimonia di apertura dei giochi olimpici di Rio 2016, trentunesima edizione delle Olimpiadi dell’era moderna.

Una cerimonia meno tecnologia e con un budget nettamente inferiore a quello delle precedenti olimpiadi di Pechino 2008 e Londra 2012, in un paese dilaniato dalla povertà, dalla crisi economica e sociale, con un Presidente accusato di corruzione (e per questo assente alla Stadio Maracana), ma per questo non meno bella delle precedenti cerimonie. E tutto questo grazie soprattutto alla bellezza del Brasile, e all’infinita gioia di vivere e di far festa del popolo brasiliano, quello delle favelas “assoldato” ieri sera tra i 5 mila volontari che per ore hanno ballato e festeggiato a ritmo di samba durante la sfilata degli atleti delle 207 nazioni partecipanti.

Tanti i momenti emozionanti di questa lunga cerimonia d’apertura, dalla passerella di Gisele Bundchen per una notte ragazza di Ipanema che percorre tutto il Maracana sulle note dell’omonima canzone, alla sfilata degli atleti, all’ingresso della bandiera olimpica che da cerimoniale viene introdotta nello stadio Olimpico da alcune personalità del paese ospitante i giochi come la stella del basket Oscar Smith (gigante nel vero senso della parola con un lungo passato sportivo in Italia), all’arrivo della torcia olimpica e all’accensione del braciere da parte dell’ultimo tedoforo scelto con sorpresa di tanti in Vanderlei Cordeiro de Lima, ripagato a distanza di anni per quella medaglia d’oro sfumata ad Atene 2004 (vinta poi dal nostro connazionale Stefano Baldini) a causa di uno squilibrato che pensò bene di bloccare la sua corsa durante la maratona, per concludere con dei favolosi giochi d’artificio che hanno letteralmente illuminato il Maracana e la notte di Rio.

Ma questa passerà alla storia come la prima Olimpiade ad ammettere tra i suoi atleti anche transgender e tra le sue squadre una delegazione di rifugiati, un gesto di apertura da parte del comitato olimpico destinato ad andare ben oltre le barriere dello sport, che speriamo potrà far riflettere i governi di tutto il mondo, soprattutto quelli dell’Europa occidentale sull’orlo di una crisi senza precedenti, in un’epoca in cui le nazioni tendono a chiudere i propri confini piuttosto che aprirsi verso il prossimo bisognoso di aiuto.

Una scelta quella del comitato olimpico che ci ricorda così che lo sport come la musica, è capace di unire chiunque sotto lo stesso cielo e abbattere qualunque barriera.

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