aerosmith - the g side

GLI AEROSMITH AL FIRENZE ROCKS! LA RECENSIONE DI THE G SIDE

In un periodo in cui le band puntano ormai tutto sulle loro esibizioni dal vivo, anche la durata di un concerto fa la differenza. Così qualcuno potrebbe storcere il naso di fronte ad una esibizione di appena 2 oresoprattutto se si tratta della propria band del cuore (e in teoria quel qualcuno potrei essere io, abituato ormai ai concerti fiume di Springsteen). Ma in questo caso l’uso del condizionale è d’obbligo se parliamo degli Aerosmith: infatti a Steven Tyler & Co. sono bastati 110 minuti sul palco del Firenze Rocks per mettere su un grandissimo show degno del loro nome e dimostrare (come se fosse necessario) di essere più vivi che mai, di essere ancora la America’s Greatest Rock Band.

Due ore appena per rivivere tutto d’un fiato i periodi d’oro della band di Boston: si parte con gli anni 80 di Let the Music Do The Talkin, intro perfetto per le schitarrate di Joe Perry, seguita a raffica dalle grandi hit Young Lust, Rag Doll, Livin’ On The Edge, Love in Elevator e Janie’s Got A Gun tratte dai 3 album simbolo di una generazione, la mia, quella nata negli anni 80 e cresciuta con il mito di MTV, album che hanno segnato l’inizio della seconda vita artistica della band a partire dal 1987 (Permanent Vacation del 1987, Pump del 1989 e Get A Grip del 1993).

Succede allora che, senza neanche rendermene conto, mi ritrovo insieme a migliaia di altri fan (in realtà di qualunque età) a cantare a squarciagola e a saltare trasportato da uno strepitoso Steven Tyler che, sebbene non si lanci più in piroette degne di un atleta olimpico, si dimena tuttavia senza sosta ignaro dei suoi 69 anni, volteggiando con l’inseparabile asta del microfono e con i movimenti pelvici misti a toccatine alle parti basse che lo hanno reso celebre tanto quanto le sue enormi labbra.

Si passa così agli anni 90 con un miagolio che introduce l’inaspettata Nine Lives (title track del loro ultimo grande album in studio del 1997) che fa da ponte ai grandi successi del passato (Stop Messin’ Around, Oh Well, Sweet Emotion, Come Together e Chip Away The Stone): la scena passa quindi a Joe Perry e ai suoi virtuosismi di chitarra da cui riaffiorano le radici blues dei primi dischi che hanno fatto degli Aerosmith la risposta americana ai Rolling Stones e ai Led Zeppelin.

Non mancano neanche gli altri marchi di fabbrica dei 5 ragazzi di Boston ovverosia le ballad I Don’t Want To Miss A Thing e Cryin’ (con Tyler che regala ancora dei magnifici momenti con la sua fisarmonica) e la goliardica Dude (Looks Like A Lady) proprio a poche ora di distanza dagli eventi legati al Pride.

Il finale è ovviamente dedicato ai due pilastri della loro carriera, a due classic rock per eccellenza, Dream On e Walk This Way, intervallate dalle cover If I Fell dei Beatles e Mother Popcorn di James Brown con i due ormai ex Toxic Twins  che, ancora su di giri, ricordano al pubblico, quello ancora un po’ diffidente, che scaletta a parte il rock è soprattutto improvvisazione e che loro quanto ad improvvisazione hanno scritto alcune delle pagine più belle del rock.

Si accendo infine le luci della Visarno Arena e io, ormai stanchissimo, ho ancora stampato sul volto il classico sorriso di chi è felice di avere (ri)visto a pochi metri di distanza i propri beniamini, un sorriso che nasconde una speranza mista a consapevolezza: gli Aerosmith sono come un gatto con nove vite e la sensazione è che, nonostante tutti gli eccessi del passato e gli acciacchi del presente, le cadute, le rinascite, le liti e i divorzi annunciati (e per fortuna mai concretizzati) di vite a disposizione ne abbiano ancora parecchie e che presto li rivedremo dal vivo.

Quindi, Aero – Vederci baby.

Luca – The G Side

Questa la set list:
Let the Music Do the Talking
Young Lust
Rag Doll
Livin’ on the Edge
Love in an Elevator
Janie’s Got a Gun
Nine Lives
Stop Messin’ Around (Fleetwood Mac cover)
Oh Well (Fleetwood Mac cover)
Sweet Emotion
I Don’t Want to Miss a Thing
Come Together (The Beatles cover)
Chip Away the Stone
Cryin’
Dude (Looks Like a Lady)

BIS
If I Fell (The Beatles cover)
Dream On
Mother Popcorn (James Brown cover)
Walk This Way