nick cave and the bad seeds - the g side

Nick Cave And The Bad Seeds in concerto a Milano: la recensione di The G Side

La prima volta non si scorda mai. Anche la prima volta ad un concerto di Nick Cave e dei suoi Bad Seeds. Una prima volta, la mia, vissuta nelle ore precedenti il concerto di Milano con la stessa emozione e tensione di chi è consapevole che a breve si troverà faccia a faccia con una leggenda vivente, probabilmente l’ultimo grande poeta del rock.

Emozioni che non vengono affatto tradite da Cave che, preceduto sul palco dai Bad Seeds, pochi minuti dopo le 21 si presenta nel suo solito abito scuro e camicia scollata per dare inizio ad un viaggio di circa 2 ore e mezza all’interno del suo mondo – a tratti onirico -, il viaggio di un artista che attraverso la sua musica e la sua voce racconta e metabolizza il dolore e il lutto vissuto da un padre per la scomparsa di un figlio. Un viaggio che parte dalle note di Anthrocene, Jesus Alone e Magneto, con cui Cave prima ti stordisce e poi ti rapisce, trascinandoti inerme con sé nelle atmosfere cupe e malinconiche del suo ultimo album Skeleton Tree – da cui i primi tre brani sono tratti – e perfettamente ricreate sul palco total black, grazie anche alle luci monocromatiche che mettono in evidenza la sua sagoma inconfondibile.

Ed è proprio Skeleton Tree, con 7 delle sue 8 tracce, l’anima, lo scheletro del concerto che vede alternare ai momenti di religioso silenzio dei primi tre brani, momenti di pura follia rock. In mezzo Higgs Boson Blues che, introdotta dall’inconfondibile intro di chitarra, lentamente risveglia i fan dal torpore in cui si erano ritrovati fino a quel momento, trascinati e ipnotizzati dalla voce di Cave, adesso intento ad instaurare il primo vero contatto fisico ed emotivo con il pubblico, soprattutto quello delle prime file, quando canta “Can you feel my heart beat?”.

L’atmosfera si surriscalda subito dopo con From Her To Eternity (dal primo album con i Bad Seeds) che finalmente fa esplodere il delirio musicale e scenico del Nick Cave post punk, accompagnato da Warren Ellis, a tratti più indiavolato dello stesso Cave. Arrivano quindi gli altri pilastri della discografia di Cave, da Tupelo a Jubilee Street e The Ship Song, senza tralasciare momenti di romanticismo con la favolosa Into My Arms eseguita da Cave al pianoforte. E ancora Girl in Amber, I Need You, Red Right Hand, The Mercy Seat e Distant Sky, a riportare il pubblico nello stesso stato di trance “religiosa” dell’inizio, e infine Skeleton Tree ultima canzone dell’omonimo album a chiudere la prima parte del concerto.

Il bis è invece affidato ad una lunghissima The Weeping Song che vede Cave scendere tra il pubblico per posizionarsi, per la felicità dei molti fan rimasti nelle retrovie (incluso il sottoscritto), su una piccola pedana quasi al centro del parterre, e a Stagger Lee eseguita tra decine, forse un centinaio, di fan euforici, chiamati sul palco fino alla fine del concerto. Il finale è invece affidato a Push The Sky Away, ultima canzone che chiude questo viaggio di andata e ritorno nel mondo di Nick Cave e dei suoi Bed Seeds.

Si riaccendo le luci del Forum e ancora euforico per quello a cui ho appena assistito penso al messaggio mandatomi da una amica, fan storica di Cave, poche ore prima del concerto: “Vedrai, ti piacerà”. Beh, a ripensarci non è stata del tutto sincera, perchè avrebbe dovuto avvertirmi del fatto che assistere ad un concerto di Nick Cave va ben oltre il semplice piacere; assistere ad un suo concerto provoca amore a primo ascolto e vista, ma soprattutto dipendenza. Dipendenza dall’ultimo grande poeta del rock.

SETLIST
Anthrocene
Jesus Alone
Magneto
Higgs Boson Blues
From Her to Eternity
Tupelo
Jubilee Street
The Ship Song
Into My Arms
Girl in Amber
I Need You
Red Right Hand
The Mercy Seat
Distant Sky
Skeleton Tree
BIS
The Weeping Song
Stagger Lee
Push the Sky Away