The Cure – Live from Milano

Nell’arco della loro lunga carriera i Cure sono stati definiti in tanti modi, vuoi per la loro sperimentazione musicale che ha assicurato alla band un posto di primo ordine nella scena new wave dalla fine degli anni 70 in poi, vuoi per le atmosfere cupe ricreate nei testi delle loro canzoni attraverso le quali il leader e fondatore Robert Smith ha dato sfogo per anni alla sua sensibilità verso la vita.

Sensibilità che ieri sera è stata sviscerata con grande maestria per la prima della due date milanesi del nuovo tour europeo che ha già toccato Bologna e Roma.

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Quasi 3 ore di musica durante le quali l’iconico (è proprio il caso di dirlo) Robert Smith, anima indiscussa dei Cure, con il look inconfondibile, quel viso malinconico da eterno ragazzo e quella voce che sembra non avere perso lo smalto dei primi tempi, ha riproposto 31 classici della band che hanno fatto innamorare fan di ogni età in tutto il mondo, accompagnato in questo nuovo giro di giostra dall’amico Simon Gallup al basso, Reeves Gabrels alla chitarra, Roger O’Donnell alle tastiere e Jason Cooper alla batteria.

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40 anni di carriera ripercorsi a partire dai successi di Wish del 1992 (Open a cui è affidata l’apertura del concerto, High, From the Edge of the Deep Green See Wish) cui seguono A Night like This, terza brano in scaletta, che lancia il pubblico milanese, ancora fin qui composto, nel coro liberatorio di “I want to change it all”, Push e In Between days da The Head on The Door del 1985. E poi ancora tutti gli altri successi di sempre (Pictures of You, Lovesong, Just like Heaven e Want) per concludere la prima parte del concerto con End, altro pezzo tratto da Wish.

E per chi come il sottoscritto è stato teenager negli anni 90, le emozioni arrivano anche con Burn, una di quelle canzoni che hanno segnato una generazione (quella appunto di teenager come la mia), direttamente tratta dalla colonna sonora de Il Corvo, piccolo cult del 94 diretto da Alex Proyas, interpretato da un giovane Brandon Lee (figlio di Bruce), che perse la vita a causa di un colpo di pistola esploso (forse) accidentalmente durante le riprese del film.

Il compito di chiudere la seconda parte del concerto viene affidata invece alla intramontabile A Forest una della più famose canzoni che meglio di ogni altra esprime il periodo dark della band di Robert Smith e unico vero momento della serata in Cure si cimentano nel loro sound più caratteristico che ha fatto della band un oggetto variamente collocato e collocabile nel genere musicale rock.

Si riparte così con l’attesa e immancabile “ninna-nanna” di Lullaby e Fascination Street, altre perle tratte da Disintegration del 1989: da qui in poi sarà una escalation di tutti gli altri successi che hanno reso la musica dei Cure universale come Never Enough, Wrong Number, Friday I’m in Love (vero e proprio inno dei lavoratori di ogni estrazione che vanta il titolo di canzone più postata sui social ogni fine settimana), Boys Don’t Cry (primo grande successo) e Close to Me, che porteranno al finale affidato alla danzereccia Why Can’t I Be You?.

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I Cure sono stati definiti in tanti modi e la loro musica catalogata in altrettanti generi: alternative rock, post-punk, ghotic rock, dance. Ma etichette a parte, quello andato in scena ieri sera al Forum di Assago è stato senza ombra di dubbio un concerto in pieno stile rock’n’roll che, visti i tempi e le band in circolazione, non può che essere una gran benedizione.

The G Side

Setlist:

Open
High
A Night Like This
The Walk
Push
In Between Days
Pictures of You
This Twilight Garden
Lovesong
Primary
Charlotte Sometimes
Just Like Heaven
Trust
Want
The Hungry Ghost
From the Edge of the Deep Green Sea
End

Encore:
It Can Never Be the Same
Shake Dog Shake
Burn
A Forest

Encore 2:
Lullaby
Fascination Street
Never Enough
Wrong Number

Encore 3:
Hot Hot Hot!!!
Friday I’m in Love
Doing the Unstuck
Boys Don’t Cry
Close to Me
Why Can’t I Be You

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