U2 VS SPRINGSTEEN: quando la durata di un concerto può fare la differenza!

Qualche giorno fa gli U2 sono passati da Roma con il loro The Joshua Tree Tour per celebrare il trentesimo anniversario dell’omonimo album che li ha resi grandi nel 1987 (quello di Where the Streets Have No Name, I Still Haven’t Found What I’m Looking For e With or Without You per intenderci). Personalmente al concerto ho preferito una fuga al mare perché, in fondo, a me gli U2 non sono mai andati così a genio anche se, ad onore del vero, rimangono una delle più grandi band della storia del rock. Punto.

Così, tra un like a foto e video di amici presenti all’Olimpico e una curiosata su Instagram, mi è tornato in mente che esattamente 12 mesi prima, il 16 luglio del 2016, alla fuga al mare avevo preferito una fuga nella calda e sempre bella Roma ma per un motivo ben preciso: la terza e ultima tappa italiana del The River Tour di Springsteen & Co., tour mondiale per celebrare i 35 anni di un altro grande capolavoro rock, The River del 1981. Coincidenze.

Al che, da fan del Boss, il confronto è stato inevitabile. Tuttavia, non potendo giudicare né la qualità artistica e musicale del concerto né scaletta scelta dal gruppo capitanato da Bono Vox (del resto ero al mare a sorseggiare spritz), mi sono limitato ad un aspetto per me non trascurabile, fonte di discussioni e accese diatribe sulla mia pagina Facebook, quello della durata dei concerti: da una parte il Boss, 67 anni, suona e canta a Roma per 3 ore e 52 minuti (si li ho cronometrati e come me migliaia di altri fan perché la durata è una cosa che sta particolarmente a cuore a quella strana categoria di soggetti meglio nota come il “popolo di Bruce”); dall’altra gli U2 che si esibiscono per appena 2 ore.

Ora, gusti personali a parte, da fermo sostenitore che il rock and roll si fa prima di tutto dal vivo, su un palco, senza effetti speciali (a meno che non ti chiami KISS), ma solo suonando e cantando fino allo svenimento (si il riferimento è sempre al Boss), dopo le due esibizioni romane della band irlandese, provando a mettermi nei panni di un loro fan sfegatato, mi domando: non è forse legittimo pensare che gli U2, con i loro 40 anni di carriera e tanti dischi e successi planetari alle spalle, avrebbero potuto dare al loro pubblico qualcosa in più delle due canoniche ore di concerto? Beh, onestamente, a mio sommesso parere e senza nulla togliere alla loro grandiosità, ritengo proprio di si.

E voi cosa ne pensate?

Luca – The G Side